Coppia in crisi
Con questa espressione si intendono quelle situazioni che si vengono a creare quando in una coppia si determinano le condizioni per un disaccordo pronunciato, ripetuto e profondo fino al punto da mettere in discussione la sua futura esistenza
Di solito ciò si verifica al sopraggiungere di cause intrinseche alla coppia ( perdita delle sue ragioni d’essere ) o estrinseche ( scatenate da altri soggetti interagenti come figli, genitori, lavoro, scelte di vita, infatuazioni per altri partner….).
Queste cause cominciano a ledere la coppia creando contrapposizione fra i due componenti che si ritrovano facilmente su posizioni antitetiche nell’ interpretare le scelte dell’altro in termini di educazione dei figli, atteggiamenti verso i propri genitori, cambiamenti di attenzione e di impegno in famiglia.
La ricaduta di questi disagi dal piano relazionale e comunicativo a quello sessuale è molto facile perché venendo meno le ragioni di una intesa non si guarda più benevolmente all’altro cominciando a considerarlo non più meritevole delle proprie attenzioni e del proprio amore.
Questo giudizio sulla più o meno opportunità di concedersi all’altro considerandolo non meritevole è uno dei primi e più insidiosi tarli di una intesa di coppia.
I conflitti che la coppia vive sono sostenuti da una cattiva comunicazione verbale o gestuale che coinvolge la sfera relazionale affettiva e non. Questa comunicazione difficoltosa può essere innata alla coppia o instauratasi successivamente per una graduale incomprensione mai affrontata in modo chiaro e in tempo utile a evitare il suo perdurarsi e accentuarsi.
Questi disagi possono essere favoriti da atteggiamenti comunicativi aggressivi e dominanti come quelli che si manifestano con una tendenza al dialogo diretto e schietto, che in realtà è secondario ad una disabitudine all’ascolto e una scarsa propensione a far spazio all’altro sapendone rispettare tempi e modalità comunicative. Questi soggetti comunicano sotto spinta impulsiva e tollerano poco chi, non reagendo a quelle che loro definiscono indispensabili provocazioni per scuotere l’altro, finisce per autodeterminare, a loro dire, la propria esclusione da scelte, collaborazione e partecipazione alla vita di coppia. Tutto ciò induce esattamente quello che vorrebbe correggere non riuscendo affatto a stimolare la partecipazione ma anzi accentuando l’ulteriore chiusura, che partendo dal disagio di non sentirsi capiti, compresi e accettati porta ad accumulare tensioni e malesseri sempre più profondi. Ciò che non viene espresso difficilmente viene elaborato, anzi diventa causa di esclusione. Facilmente personalità fragili arrivano a sentirsi messe all’angolo in una coppia, percepita sempre più estranea a sé e non trovano nemmeno il coraggio di chiudere quella storia.
Tutto questo avviene non per volontà o per scelta, ovviamente, ma per incapacità a riconoscere queste dinamiche e per difficoltà a trovare i modi giusti per far emergere il disagio e provare ad elaborarlo.
In altri casi di disagio di coppia non si evidenziano cause così smaccate e le disarmonie, le incomprensioni, le insoddisfazioni sono più insidiose, più sommesse ma continue e snervanti.
Il crescente raffreddamento dei rapporti porta i due partner a non riconoscersi più come parte integrante di quella complicità, di quella complementarietà che aveva contraddistinto le prime fasi della relazione e quindi si va perdendo quella sintonia che sosteneva la capacità di accettare atteggiamenti e comportamenti magari ostici, ma tollerati per quieto vivere, o scelte comuni non sempre condivise.
Una coppia in questa condizione raggiunge un disinteresse anche sessuale che prima o poi la spinge a fare un’ analisi di come sta scivolando via la propria vita insieme. Spesso tale riflessione resta a lungo dentro le pareti domestiche e non trova la forza di essere posta ad un esperto di questioni di coppia, sessuologo terapeuta, da cui, invece, potrebbe ricevere strumenti importanti sia per approfondire il quadro con le sue dinamiche più o meno celate, sia per avviare le possibili soluzioni.
Sarebbe importante che queste situazioni di disagio comunicativo non venissero ignorate e sottovalutate per evitare che covino disistima e insofferenza reciproca.
Se e fino a quando nella coppia esiste un barlume di intesa e la capacità di guardare l’altro con favore e sentire che innesca una risposta emozionale sarebbe imprudente non correre ai ripari. Buttare via il poco di positivo ancora esistente per avventurarsi nell’idea o nella ricerca di qualcosa che ancora non c’è è sempre una scelta ardua e rischiosa. Le energie da spendere sono sempre inferiori nel riparare qualcosa di incrinato che nel portarlo alla rottura definitiva per ricostruirne uno tutto nuovo.
Certo per fare questo è importante avere la percezione interiore che c’è ancora una fiammella accesa nei confronti dell’altro, quel richiamo che permette a entrambi di riproiettarsi in una vita insieme facendo rivivere la coppia di una forza nuova, anche se non della stessa potenza di prima, ma senza, per questo, dover rinunciare a qualcosa di profondo e intenso come sono le proprie emozioni.
Se si è fuori tempo massimo e uno dei due palpita per qualcuno esterno alla coppia viene meno l’opzione fondamentale del riconoscimento dell’altro nel suo ruolo di partner, di compagno in una storia amorosa. In questo caso non c’è terapia che tenga: quell’attrazione magnetica esterna alla coppia tenderà a disgregarla, non tanto in termini affettivi quanto in termini relazionali riproiettandola da un piano amoroso di complicità e complementarietà ad uno più formale fatto di tolleranza e sopportazione, prima di scivolare sulla contrapposizione aperta e il conflitto palese. In questa condizione l’intervento terapeutico di coppia non è giustificato perché centrato su una realtà troppo in crisi, anzi magari nemmeno più esistente. Può avere, invece, senso rivolgersi e farsi aiutare da uno psicologo-psicoterapeuta che aiuti il singolo a fare chiarezza sulla condizione creatasi e su come poterne uscire: con una nuova relazione scardinando la preesistente, oppure scegliendo di viverla in forma clandestina collateralmente alla storia familiare, oppure archiviandola con decisione molto impegnativa e difficile ma pur sempre possibile.
Nel caso in cui la coppia decidesse di rinforzarsi allora il terapeuta di coppia può sostenere questo impegno con una psicoterapia idonea a valorizzare quel filo di intesa rimasta e ricreare le condizioni affinché i due corpi, prima ancora delle due menti, riescano a gestire il riavvicinamento.
La ripresa della comunicazione prima di tutto gestuale e corporea è un fattore determinante per abbassare difese e resistenze personali. Attraverso un coinvolgimento emozionale si potrà accedere ad una ottimizzazione anche della comunicazione verbale che permetta di mettere in positivo quel negativo che aveva sostenuto i disagi, scombinato i piani, creato l’incomprensione di fondo.
Anni di esperienza nello specifico ci spingono a dire che, in questo ambito di intervento, il tempo è determinante: operare con una coppia agli inizi di una difficoltà relazionale non è come intervenire con una coppia in piena crisi o in cui uno dei due non si riconosce più nel proprio ruolo di partner accanto all’altro. Per questo invitiamo chi ci sta leggendo e riconosce nella propria storia disagi tipo quelli descritti di trovare il coraggio di guardarsi dentro e prendere la decisione tempestiva di affidarsi ad un esperto della coppia per fare il punto e provare a ripartire prima che la situazione si aggravi e sgretoli ulteriormente le ragioni dell’unione.
Dr. Antonio Artegiani – sessuologo 3473450601
Dr.ssa Sanavio Maria Sara – psicoterapeuta 3475978985