Vaginismo
Per vaginismo si intende una grave difficoltà o l’impossibilità della donna a farsi penetrare a causa di una contrazione involontaria dei muscoli perineali e costrittori della vagina. Tale contrazione si verifica durante il coito a ridosso della fase penetrativa ed essendo una condizione psico-somatica, spesso è avvertita dalla donna anche in prossimità o in previsione del coito stesso.
Normalmente la muscolatura perineale, cioè quella corrispondente al pavimento pelvico, e la muscolatura perivaginale seguono la fase eccitatoria con un rilassamento adeguato al ricevimento del pene eretto in fase penetrativa. Il tono di tutta questa muscolatura è tale da determinare le importanti modificazioni vaginali e perivaginali che intervengono durante l’eccitazione sessuale e che favoriscono l’accoglimento del pene in penetrazione. L’insorgere, invece, di una contrattura spastica di tali strutture rende dolorosa se non impossibile proprio l’entrata del pene detyerminando il fallimento della fase coitale vera e propria.
Le cause…
Il fenomeno ha un’origine psico-somatica, cioè una causa di tipo psicologico che si trasforma in un disturbo con una sintomatologia di tipo fisico.
Solitamente il disturbo non riconosce condizioni fisiche organiche come alterazioni anatomiche o fisiche ( coseguenti a malformazioni congenite o deformazioni acquisite del canale vaginale magari per conseguenze post chirurgiche o processi infiammatori acuti, subacuti, o retrazioni cicatriziali, ecc, ecc.) perchè in questo caso è definito “pseudo-vaginismo” ed è di facile riconoscimento già con la visita ginecologica.
Quindi il vaginismo risponde a soli fattori funzionali ( cioè legati al funzionamento e non alla morfologia ) che, però, sono così accentuati da far sembrare, alle donne, impossibile l’inesistenza di una alterazione organica a carico della pelvi. Così che il solo spasmo muscolare spesso è considerato dalle donne insufficiente a spiegare una sintomatologia così intensa, ripetitiva e automatica, fino al punto da non dare il dovuto credito a tale diagnosi e alla sua spiegazione scientifica. E’ così che solo dopo svariati tentativi diagnostici e spesso di peregrinazioni specialistiche la donna accetta tale patogenesi e con essa la idonea terapia psico-sessuale.
Il vaginismo può intervenire sin dai primi tentativi penetrativi contrastandoli e non permettendo alla donna nemmeno una prima penetrazione ( Vaginismo primario ) oppure il blocco muscolare può insorgere dopo alcuni o tanti rapporti regolari ( vaginismo secondario ) con uno specifico partner ( Vaginismo relativo ) o con tutti i partners ( vaginismo assoluto ).
Il vaginismo può sussistere anche in presenza di un intenso desiderio sessuale, che anzi può acuirsi in funzione della percepita propria inadeguatezza sessuale, e non esclude la possibilità dell’orgasmo chiaramente limitato a quello esterno clitorideo perché solitamente tale repulsione alla penetrazione, anche se non inizialmente, finisce per estendersi anche a strumenti masturbatori usati internamente fino al blocco totale anche nei confronti della esplorazione vaginale da parte del medico ginecologo.
Le motivazioni di fondo…
Come in altre situazioni psico-somatiche, il vaginismo riconosce motivazioni profonde e spesso inconsapevoli che intervengono come causa o concausa del disturbo.
Spesso si crede che eventi traumatici legati ad esperienze sessuali di violazioni personali o le violenze subite siano l’unica causa del disturbo ma, senza nulla togliere al significato profondo che questi eventi drammatici rappresentano nella vita di una donna, occorre dare la giusta importanza anche a tutte quelle condizioni meno eclatanti ma, certamente, più diffuse in cui il malessere alla base del disturbo è sostenuto da difficoltà gravi di rapporto personale fra i partners. In questi casi atteggiamenti e comportamenti inaccettati, specie per sopruso alla propria dignità di persona e al proprio ruolo nella coppia riescono a minare alle radici la considerazione del partner per la sua incapacità di comprensione delle proprie ragioni e dei propri diritti di persona e di soggetto della coppia e di conseguenza alimentano la sfiducia nel reciproco e mutuo aiuto.
Conflitti infantili irrisolti con le figure parentali, un’educazione di tipo così rigido da indurre un’inibizione al sesso per alterata, una sensibilità accentuata mai capita e accettata se non addirittura calpestata in rapporti smodati, sono altre cause compatibili con le motivazioni nascoste alla base del vaginismo.
Tutte queste cause, consapevoli o inconsapevoli, di fatto agiscono sostenendo il rifiuto dell’atto e con esso dell’uomo non ritenuto, a causa di proprie responsabilità o di responsabilità collettive a lui ricondotte come rappresentante del genere maschile, meritevole della propria intimità e della concessione del sé carnale e con esso del sé-persona. Ne deriva un “ostracismo” sessuale che impedisce, attraverso il rifiuto del momento penetrativo, di accettare l’altro nel suo ruolo di prescelto alla condivisione della propria intimità e di candidato alla unione piena.
Insomma è la donna che in modo brutale ma efficace interferisce con la scontatezza di un atto che ella non vive o non vive più come momento di costruzione della propria unione e della propria gratificazione. Così impedisce un evento ormai spogliato di significati e valenze positive, almeno da parte sua, sul piano emozionale, sentimentale, psicologico, morale.
Come interveniamo…
Per capire un malessere capace di scatenare un simile disturbo occorre aiutare la donna a capire se stessa e ad interpretare nel modo giusto le reazioni che il suo corpo e la sua psiche stanno attuando in risposta a sollecitazioni profonde da lei percepite ed elaborate. Spesso va indagato e compreso il significato che viene dato, volontariamente o involontariamente all’atto della “unione” che non è solo atto fisico o carnale ma anche e sopratutto rito dell’ “accoglienza” per il quale è importante la validazione dell’altro come soggetto meritevole e degno della propria intimità.
Il quadro spesso si complica con una disistima di ritorno in quanto la donna può finire con il considerasi incapace e inadeguata al ruolo da svolgere come donna nella coppia e in questo caso si crea una confusione fra cause e conseguenze del disturbo stesso.
Come spesso accade nei disturbi psico-sessuali anche il vaginismo, comunque originatosi, può mantenersi con un meccanismo circolare di ansia, come quello riferito alla cosiddetta Ansia da Prestazione, per cui la paura che l’episodio si ripeta impedisce alla donna di rilassarsi e godere del rapporto. A seconda dei casi sarà differente la strategia con cui la donna potrà affrontare il problema insieme al terapeuta ed eventualmente al partner ma la terapia che noi pratichiamo nel nostro studio in caso di vaginismo si sintetizza in un approccio sistemico alle precondizioni generali che sostengono il disturbo valutando se e cosa sia successo nella vita di relazione e/o nella vita di coppia della donna con attenzione alle condizioni ancora in essere ovvero agli spiragli di recupero che in tal senso sono attualmente spendibili con se stessa e con il partner ( e anche da parte del partner )
Un altro aspetto della terapia riguarda la capacità di spezzare il vincolo fra ansia e somatizzazione, cioè contrattura muscolare, attraverso una rieducazione al controllo del meccanismo azione-reazione anche, se il caso lo richiede ricorrendo a training autogeno, biofeedback, ipnosi, terapia di coppia….
Infine la sex therapy per recuperare a livello di coppia una comunicazione gestuale, sentimentale e sessuale in grado di affidare al corpo un ruolo di protagonista delle sensazioni piacevoli e quindi un recupero del rapporto con il sé corporeo e con il proprio ruolo attivo nello scambio fisico nella coppia.
Per maggiori dettagli sulla terapia vedi anche “Sex-Therapy”