Desiderio sessuale insufficiente
Quando si spegne il desiderio sessuale ?
Sia uomini che donne possono avere un calo del desiderio sessuale quando non riescono più ad avvertire quella tipica spinta attrattiva verso il partner capace di trasformarsi in comportamenti e gestualità finalizzati allo scambio erotico-sessuale.
… quando c’è depressione
Il calo del desiderio sessuale può essere causato anche da turbe psicologiche, come gli stati depressivi, in cui si assiste a demotivazione all’agire generale e quindi anche sessuale. In questi casi si verifica una riduzione funzionale ma significativa del livello ormonale e questo spiega l’effetto marcato sul desiderio sessuale. Gli ormoni sessuali e quelli ad essi strettamente correlati, è ormai dimostrato in questi casi, si appiattiscono attorno ai livelli bassi della norma e a volte anche più bassi, ma quello che più risalta da tali studi è la perdita, nelle condizioni di abbattimento dell’umore come nelle depressioni croniche, della normale pulsatilità secretoria di questi ormoni.
Tali livellamenti hanno la capacità di ridurre il desiderio sessuale e rendere ancora più apatica la vita di una persona depressa ma si sa anche che le terapie appropriate, siano esse farmacologiche o psicoterapeutiche, hanno la capacità di far riprendere il normale livello di produzione grazie all’intervento terapeutico capace di ripristinare l’umore e la cenestesi cioè la auto-percezione di benessere. Tutto ciò è spiegato dalla stretta correlazione fra Sistema Nervoso e Sistema Endocrino la cui “centralina ” è costituita dall’Asse Ipotalamo-Ipofisi e che in gergo scientifico da decenni ha preso il nome di PSICO-NEURO-ENDOCRINO-IMMUNOLOGIA a voler significare lo stretto legame fra questi sistemi omeostatici dell’organismo nel regolare la vita fisica e psichica della persona. L’integrità non è scritta solo nel buon senso ma anche nella biologia del nostro essere.
… quando c’è una disagio di coppia
Oltre a questa spiegazione psico-organica del calo del desiderio sessuale ne esiste una correlata alla componente psico-relazionale della coppia. Quando si creano difficoltà comunicative all’interno della coppia fino al punto da rendere la convivenza arida, scontata se non addirittura conflittuale, il primo a farne le spese è proprio il desiderio sessuale. E’ difficile immaginarsi reciprocamente disponibili a letto quando nel quotidiano non si riesce più a scambiare emozioni, coinvolgimenti, interessi. Spesso ci si ritrova, dopo mesi e anni di questo appiattimento relazionale a scoprire di non provare più quella propensione, quel trasporto per l’altro che aveva reso possibile, precedentemente, una intesa, una complicità, una armonia che si sono perse per strada. Si perde così la motivazione emozionale, passionale che solitamente costituisce il primum movens dell’approccio sessuale. Ci si ritrova a non sapersi più immaginare in una situazione intima con l’altro, l’altro ci appare estraneo e comincia ad essere difficile abbandonarsi ad atteggiamenti seducenti, a gestualità affettuose ed erotiche: insomma ci si ritrova un po’ fuori posto in quell’amplesso che richiederebbe confidenza, fiducia, abbandono ed invece induce resistenza, rigidità, tensione.
In una relazione così espropriata delle sue naturali condizioni di attrazione seduttiva ognuno si sente legittimato a non riconoscere all’altro titolo al proprio soddisfacimento sessuale e scatta il rifiuto; rifiuto che ingenera nel tempo un atteggiamento rinunciatario e la coppia si ritrova a scambiarsi sempre meno fino a non baciarsi più, non accarezzarsi più, evitarsi, anche se a volte tenta qualche atto sessuale che risulta sempre più impacciato e fuori posto.
Tutto questo contribuisce a non sentirsi più coppia ma solo conviventi e si scopre che vivere sotto lo stesso tetto non vuol dire affatto riuscire a condividere. Una coppia non è tale perché convive ma perché convivendo sa condividere. Comincia a non vivere più l’affidamento reciproco e l’estraneità comincia a prevalere al senso di appartenenza. In realtà si sta realizzando una crisi di coppia che però aveva avuto come campanello d’allarme un apparentemente innocuo “calo del desiderio ” ed invece nascondeva il germe della rottura, la consumazione dell’intimo legame costitutivo della coppia stessa.
Queste difficoltà spesso nascono da una difficoltà che la coppia incontra nella comunicazione a livello gestuale, affettivo, emozionale le cui cause sono molteplici e spesso affondano in una difficoltà all’accettazione reciproca nelle forme e nelle espressioni rappresentate nella quotidianità di una vita comune. E’ significativo, in tal senso, registrare che tali situazioni appartengono più alla vita dopo il matrimonio o la convivenza che prima; infatti ognuno porta con sé una propria parte fatta di vissuti, di propri interessi e desideri, di proprie abitudini ed esigenze che sono difficili da accettare e condividere o rinunciare come avviene nella vita comune di una coppia convivente.
Spesso il matrimonio è causa di difficoltà proprio perché porta con sé questo obbligo alla rinuncia di una parte di sé per far posto all’altro il che comporta un cambiamento così radicale e repentino nelle propri abitudini, e nelle proprie libertà da mettere in crisi coloro che non si fossero preparati a questo significativo atto della vita. Matrimonio o convivenza hanno bisogno di essere sostenute da forti motivazioni emozionali e affettive in cui i sentimenti non siano solo sensazioni ma anche impegno e convinzione delle spinte attrattive reciproche. L’innamoramento , che spesso è considerato un momento giovanile e passeggero, penso, invece, che sia una condizione importante per tenere in piedi una coppia, intendendo per innamoramento quella condizione emozionale e passionale che permette alla persona di guardare l’altro con tensione attrattiva che è il vero stretto legame che sa tenere insieme una coppia. All’amore spetta il ruolo di quell’impegno che spinge i partner a farsi posto vicendevolmente nella propria vita, all’innamoramento il ruolo di mantenere viva quella componente passionale che unisce i partner nella loro reciproca ricerca e attrazione erotica.
… quando c’è una disattenzione verso la sessualità
L’ attrazione per la sessualità ha bisogno di una disponibilità a rendersi coinvolgibile. Spesso lo stress della vita moderna, particolari stati di disagio magari economico o esistenziale, l’interesse non contenuto per altri poli attrattivi non collegati con la sessualità, amicali, lavorativi, ricreativi, hobbistici… possono deviare l’attenzione dalla dimensione affettivo-sessuale e non alimentare quella predisposizione a farsi prendere dall’interesse erotico: una specie di auto-impermeabilizzazione agli stimoli e non solo fisici ma anche immaginativi e di fantasia. Chi si trova in questa condizione quasi improvvisamente si accorge di non essere più interessato, coinvolto e predisposto a farsi trascinare dall’attrazione erotica. Vede qualcuno per strada, in TV, al lavoro, specie i maschi ma non solo, e si ritrova a non saper apprezzare l'”appeal” che da quel corpo, da quella persona, da quei movimenti e atteggiamenti emana. Ci si accorge di non prestare più un’attenzione ammiccante e complice al proprio partner e che tutto si è spostato dal livello emozionale, erotico e sensuale, a quello razionale dell’agire, del fare, del programmare… sembra che il canale afferente, che trasportava dentro di sé gli stimoli fisici e fantasiosi dell’erotismo si sia interrotto. Il primo pensiero, spesso per non accettare di rimettere in discussione la organizzazione della propria vita, è quello che il proprio fisico si sia ammalato e sia colto da una disfunzione ormonale. Si legge che il testosterone fa questo e non si ipotizza che la mente possa essere ancora più potente di qualsiasi ormone. Sarebbe molto più corretto pensare che l’ormone sia al servizio della mente che non viceversa. Fatto sta che si tende a dare più credito che l’inciampo sia fisico e non mentale: invece è proprio la mente che si sta ribellando all’obbligo di essere soltanto uno strumento produttore di pensieri, organizzatore di azioni, creatore di opinioni, calcolatore di dati…. e no la mente è un meraviglioso strumento bidirezionale sa realizzare ma sa anche percepire, cogliere, ricevere ed è proprio su questa sua preziosissima capacità che si gioca la sensualita, l’erotismo, la libido, la sessualità. Appiattire questa prerogativa della mente può significare costringersi ad essere una macchina attiva, magari iperattiva, che agisce continuamente per abitudine e scantatezze, presa dalla rouine e dalla frenetica necessità di produrre, ma senza predisporsi anche all’importante feedback di ritorno. L’autoascolto serve a questa passività recettiva che è capaictà di cogliere e di assecondare e che si può ricominciare a creare concedendosi tempi e spazi, anche limitati, di ascolto delle proprie sensazioni profonde e superficiali prodotte da un silenzio perosnale o da un incontro sensuale. E’ così che si ripristina quella integrazione fra mente e corpo che è l’unica vera opportunità per vivere pienamente, sessualità compresa, la propria esistenza.
Nel nostro studio
A seconda del sospetto clinico eseguiamo test psicologici ma anche un esame bio-elettronico computerizzato delle onde cerebrali per valutare l’esatta condizione bioelettrica cerebrale alla base di disfunzioni e delle alterazioni dello stato psico-emotivo. Le terapie possibili rispondono chiaramente al quadro clinico riscontrato. Infatti nei casi di alterazione ghiandolare è indicato il ripristino della quota ormonale normale attraverso la somministrazione degli ormoni carenti.
Nel caso invece di quadri legati a stati psico-emozionali alterati la psicoterapia specifica può essere di grande aiuto per rimuovere, elaborandole, le cause di ansia e depressione alla base delle difficoltà affettive e sessuali.
I miglioramenti ottenuti sul piano comportamentale e dell’umore da questi interventi psicoterapeutici sono dimostrabili e documentabili attraverso sia un ripristino dei livelli ormonali confrontabili con quelli precedenti il trattamento sia una modificazione delle onde cerebrali confrontabile con il testo bio-elettronico di controllo.
Per quanto attiene, infine, i disagi di coppia, proponiamo una terapia di coppia capace di ripristinare quel livello comunicativo necessario all’intesa affettiva e sessuale che porterà poi a ricercarsi e recuperare le ragioni emozionali della scelta rimettendo in fase uno stare insieme ricco di desiderio e di piacere. Ovviamente alla base di tutto questo lavoro psicoterapeutico devono essere chiare la volontà e la determinazione a voler stare insieme. Una coppia può chiedere al terapeuta il miglioramento della propria intesa ma non certamente le scelte fondamentali che ne motivano la decisione di stare insieme, queste dovrebbero essere chiare e sicure nella volontà di ogni singolo partner già prima di rivolgersi al “tecnico della coppia”.